giovedì 18 dicembre 2008

NEW CITY, NEW JOB, NEW HOUSE…. NEW LIFE!

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Chiuso il capitolo “ragazze di campagna” decidiamo di ritornare alla civiltà: destinazione Brisbane, la terza città più grande dell’Australia dopo Sydney e Melbourne. Scendiamo dal pullman e carichiamo in spalla i nostri “compagni di viaggio”: first of all, cercare un tetto per dormire. Ovviamente la scelta cade sempre sull’ostello più economico, 156 $ a settimana non è per niente male! Speriamo sia almeno decente! Direi che la fortuna è stata dalla nostra: l’ostello è pulito, la grandezza della camera (anche se da dividere con altre sei ragazze) è accettabile, la cucina è abbastanza grande, ci sono tanti tavoli di legno per mangiare all’aperto e c’è pure una piscina! Prendiamo subito la navetta per andare a visitare il centro della città, che si rivela essere non molto grande e perciò molto comodo da girare a piedi.
Brisbane credo sia lo stereotipo di città dove potrei vivere tranquillamente: non è troppo caotica a livello di traffico, non è per niente cara, è servita molto bene dai mezzi, ha un clima ideale, ha uno stile moderno e vittoriano insieme e la gente sembra essere molto molto rilassata… Pensate un po’ che i negozi chiudono quasi tutti alle 17.30-18! Quasi come a Milano! L’unica pecca è che purtroppo non si affaccia sull’oceano… E anche se sono qua da solamente due settimane ne sento già la mancanza! La città è comunque divisa dal fiume che porta l’omonimo nome (Brisbane River), e la passeggiata lungo lo stesso è caratterizzata da giardini ben curati, spiagge artificiali e innumerevoli panchine dove poter ammirare gli immensi grattacieli che si affacciano sulla riva opposta del fiume. Di notte poi… E’ uno spettacolo senza fine, starei ore a fissare quella miriade di luci e lucette che si riflettono nell’acqua!
Dopo il dovuto city tour ritorniamo alla realtà e i giorni successivi sono dedicati alla ricerca di un lavoro: questa volta ci buttiamo nel settore “ristorazione” sperando di trovare un posto come cameriera. Ed in effetti non sembra così difficile (o magari è la fortuna del principiante): nonostante il mio inglese maccheronico sono riuscita ad ottenere due prove in due locali diversi, la prima la sera stessa in un ristornate italiano e la seconda in un caffè due giorni più tardi.
L’agitazione inizia a salire poche ore prima di iniziare… Non provavo quella sensazione dagli esami all’università o dal giorno della discussione della mia tesi! Che ansia! “E se non capisco??”… “E se i clienti mi fermano e mi ordinano qualcosa??”… “E se i camerieri sono stronzi con me e perdono la pazienza dopo due secondi??”… Ok Laura, segui il consiglio di tua sorella: sorridi sempre e mettiti il fondo schiena al posto della faccia… Andrà tutto alla grande! E come per magia… Prova superata!!! Il mio compito sostanzialmente è quello di “runner”, e cioè di portare le portate ai tavoli e sbaraccare gli stessi quando la gente ha finito di mangiare… Qualche difficoltà ad imparare i nomi dei piatti (per fortuna alcuni sono uguali a quelli italiani, solo il nome però!!!), ma per il resto diciamo che è filato tutto liscio!!! Purtroppo il boss mi dice che non potrà farmi lavorare tutti i giorni… Va bè, better than nothing!!!
La seconda prova è in un caffè. L’ambiente è decisamente più elegante e anche un po’ più freddo a livello di staff rispetto al ristorante italiano. Me la cavo discretamente anche questa volta, e la manager mi dice che mi richiamerà per farmi sapere l’orario di lavoro per la prossima settimana. Pensavo di aver portato a casa un altro lavoro, ma purtroppo quando chiamo per sapere il mio roster la manager mi dice che è veramente dispiaciuta ma fino a gennaio non ha bisogno di personale… Ma allora per quale strano motivo mi avrà fatto provare?!?! Non lo scoprirò mai penso… O magari era un modo più elegante per dirmi “hai fatto schifo, non ti vogliamo”… Non so! Ma in ogni caso un lavoro ce l’ho, posso già ritenermi soddisfatta!!
Dopo il lavoro si parte alla ricerca di una casa, è decisamente più conveniente affittare una camera piuttosto che continuare a stare in ostello! E anche questa volta ci va di lusso: troviamo una doppia al prezzo di 110 $ a testa per week, niente male! La cucina ad angolo è davvero spaziosa, altrettanto lo è il soggiorno con un divano, due poltrone e un televisore con lettore dvd, c’è altresì un terrazzino con un tavolo dove poter mangiare… It’s very nice! I nostri flatmates sono un ragazzo turco e una coppia di ragazzi brasiliani, sembrano essere molto carini e simpatici! E la cosa fondamentale è che in casa si parla solo inglese, good for me! La zona, Kangaroo Point, è vicina al centro della città e vicinissima alla riva del fiume… Insomma, non mi posso proprio lamentare!
Sono a Brisbane da ormai due settimane, ho trovato un mio equilibrio e posso dire di stare veramente bene: lavoricchio, leggo, guardo film, studio il mio grammar book, parlo coi miei coinquilini… Cerco di fare di tutto e di più per poter migliorare il mio inglese, anche se è davvero difficile! Ma non mi perdo d’animo, chi mi conosce sa che sono testarda… E quindi ce la devo fare!!!
L’ultima novità è che ieri sono riuscita a trovare un altro lavoro, almeno spero! Ho una prova fissata per venerdì in un caffè-ristorante. La manager sembrava molto carina e a mio parere, credo di aver fatto buona impressione… Ma ve lo saprò dire solo dopo venerdì! L’obiettivo è quello di trovare un altro lavoro perché solo con uno due-tre volte a settimana, bè, è difficile tirare avanti! Con due lavori invece potrei vivere tranquillamente e cercare di risparmiare qualcosa per i miei futuri spostamenti. Diciamo che questa è la mia idea: stare a Brisbane per uno o due mesi e appena ho un po’ di soldi da parte, ripartire per un’altra destinazione, per un’altra scoperta, per un’altra avventura! Sono qua anche per questo! Per il viaggio più entusiasmante della mia vita, e sono certa che lo sarà… L’inizio è stato senza dubbio un ottimo preludio!

martedì 2 dicembre 2008

PER UN PUGNO DI… CIPOLLE!

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Partiamo da Byron Bay alle 8.30 di mattina e arriviamo a Brisbane dopo tre ore e mezza di viaggio. Scopriamo all’arrivo che a Brisbane c’è il fuso orario di un’ora rispetto allo stato del New South Wales, quindi si tirano indietro le lancette di un’ora. Sono le 11 a.m. Decidiamo di fare un giro nella capitale del Queensland intanto che aspettiamo l’altro bus che ci porterà a Gatton. Brisbane è la terza città più grande dell’Australia dopo Sydney e Melbourne. Per quel poco che ho visto sembra essere una città abbastanza movimentata e piena di risorse, penso che avrò modo di scoprirlo, mi piacerebbe passarci un po’ di tempo.Arriviamo a Gatton, un paesino poco più grande di Crodo circondato da immense distese di verde. E’ comunque affascinante: questa è la vera Australia! Chiamiamo quello che inizialmente pensavamo essere il nostro datore di lavoro per farci venire a prendere. Ci si presenta innanzi un signore di età avanzata stile “nonno di Heidi”… E già qua iniziano le risate! Scopriamo che quel signore in realtà è colui che ci fornisce l’accomodation, successivamente ci verrà dato il numero di telefono del nostro contractor per poter lavorare i giorni successivi in fattoria.Arriviamo nella nostra fantastica reggia: caravan n. 39. Siamo in un caravan park pieno di asiatici che fanno questo lavoro da mesi e mesi e mesi (devo ancora capire come fanno, ma è un dettaglio!). La nostra roulotte è in uno stato civilmente abitabile diciamo, meno male che sia a me che a mia sorella non ci manca lo spirito di adattamento! Qua si prende tutto con filosofia, e iniziamo a fantasticare sulla nostra vita coniugale in un caravan sperdute nella Gatton City, che risate! In ogni caso c’è tutto il necessario per stare comode e avere la nostra privacy… come una villa in Sardegna!Chiamiamo il nostro datore di lavoro: domani alle 4.30 ci si trova davanti all’entrata del caravan park. Alle 4.30?!?!?!? Stica!!! Io sono abituata ad andare a dormire alle 4.30, non ad alzarmi per andare a lavorare!!! What kind of job? Cutting onion. What is it???? Lo scoprirete a breve!Stiamo cucinando una fantastica minestra, quando bussano alla nostra porta (se così si può chiamare, non so come definirla!) due ragazzi che capiamo essere francesi; ci chiedono se vogliamo andare a bere qualcosa da loro dopo cena. Of course! Martin e Max, questi i loro nomi, sono arrivati anche loro oggi, ma non sembrano molto convinti a voler lavorare in una farm… Perché sono qua allora?!?! Ma… Devo ancora capirlo ora!La sveglia suona puntuale alle 3.30. Colazione e via! Saliamo su un van insieme ad altri ragazzi (tutti asiatici tranne tre tedesche) e arriviamo a detinazione dopo 15 minuti. Un campo immenso di cipolle davanti ai nostri occhi: il lavoro consiste nello strappare la cipolla dalla terra e tagliare (cut) la parte superiore (non so il nome tecnico, dovrò chiedere a mia mamma!). Sembra facile e neanche troppo pesante… Sembra! La posizione non è certo delle migliori sia per la schiena, che per le gambe, ed è la stessa da mantenere per parecchie ore... Ma si, cosa vuoi che sia, due atlete come noi! Le cipolle vanno riposte in dei cassoni enormi (cosiddetti bin), non ne ho idea quanto possano contenere… un quintale credo tutto! Dopo nove ore di lavoro finalmente terminiamo il campo, riuscendo a riempire quattro bin. E sapete quanto viene pagato un cassone? 45 dollari australiani, vale a dire poco più di 20 €. In pratica abbiamo massacrato il nostro corpo per si e no 50 €, bè, non c’è male dai! Ovviamente sto scherzando! Ma l’abbiamo voluto noi no?!?!Ah, non vi ho detto che per completare in bellezza il primo giorno di lavoro, il trattore che spostava i bin ha schiacciato accidentalmente la mia borsa: occhiali e cellulare letteralmente distrutti. Sclero per i primi 10-15 minuti, ma poi, non so se mi sono drogata o cosa (saranno ancora gli odori che ho respirato a Nimbin?!?!), mi viene da ridere: ho guadagnato 90 dollari, non ho più un cellulare, non ho più gli occhiali e ho il corpo che è ridotto ad un mucchio di ossa che stanno collegate per miracolo… Non è una comica?!?! Meno male che rido va…Non vi dico come ci siamo alzate la mattina dopo… ed eravamo ancora convinte a voler lavorare! Ma quando è suonata la sveglia alle 3.30, sono riuscita giusto giusto a compiere il movimento con il pollice destro per spegnere l’allarme del cellulare. In ogni caso piove pure, e quindi con questo tempo non si lavora. Meno male! Dormiamo 13 ore filate, ci alziamo a fatica dal letto: forse l’unica parte del corpo che non ci fa male sono le palpebre! Ah no, anche la mascella! Allora sono due e vai!!!!!!Scopriamo durante la mattinata che abbiamo perso pure la sensibilità ad un piede: mantenendo sempre la stessa posizione per nove ore di seguito abbiamo il collo del piede completamente anestetizzato, non riusciamo a muoverlo, è impressionante!!! Che effetto!! Io il destro e mia sorella il sinistro, bè, almeno in due facciamo due gambe buone, o quasi!!! Che avventura!Passiamo il nostro day-off riposando, lavando biancheria, mangiando, andando a fare la spesa e all’internet cafè. Trascorriamo la serata insieme ai ragazzi francesi, c’è Martin che parla inglese un po’ come me (un english very crap!) e quindi mi diverto a parlare con lui, dato che siamo tutti e due nella stessa situazione è più stimolante fare pratica insieme! Ci sono anche altri ragazzi coreani e thailandesi: uno di questi, Jude, sembra uscito da un cartone animato giapponese, fa spaccare dalle risate!!!! Da avere le lacrime agli occhi vi giuro! Non vi dico poi quando abbiamo iniziato a fare lezioni di coreano, italiano e francese insieme, avevo male alla pancia dal ridere!!!Decidiamo di fare un secondo giorno a cutting onion, sempre con lo stesso risultato di quattro bin riempiti. Diciamo che il secondo giorno va un po’ meglio, anche se è sempre massacrante fare lo stesso movimento per 9-10 ore di seguito. Un’esperienza di vita che mi ha segnato parecchio: vi potrà sembrare la solita frase di rito, ma finchè non lo si prova non si immagina nemmeno lontanamente che c’è gente che li fa ancora certi lavori, e che magari lo fa per parecchi mesi (come i coreani qua nel caravan park), o per parecchi anni, o per tutta la vita, e non come me per 3 giorni… bè, non vengono i brividi anche a voi? E noi che ci lamentiamo per qualsiasi cazzata: “ho un lavoro di merda”, “non guadagno niente”, “mi sparo un’ora nel traffico prima di andare a lavoro”… Bè, è meglio guadagnare relativamente poco stando seduti comodi e puliti in ufficio, magari con l’aria condizionata e il caffè a metà mattina, oppure stare seduti per terra, col sole (australiano) che ti brucia sulle spalle e sulla testa, sentendoti sporco e sudato e con una bottiglia d’acqua che dopo mezz’ora non è più H2O ma sembra essere qualcos’altro??? Bè, vedete voi… Sono così contenta di aver provato quest’esperienza, ora capisco veramente il significato delle canzoni gospel che ho cantato per 10 anni, credo di capire, magari non fino in fondo, ma almeno in buona sostanza, ciò che sentivano dentro gli schiavi neri e la speranza che riponevano in Dio cantando “Good news, the chariot’s coming”, l’unica guida che potevano avere mentre lavoravano in un campo infinito, magari proprio di cipolle. Giustificatemi la parentesi.Ora non so quali saranno i programmi per le prossime settimane, qua si vive giorno per giorno, ed è questa la cosa più bella! Staremo qua a Gatton ancora per due giorni credo, dato che abbiamo pagato per una settimana. Poi decideremo se andare a Brisbane, o stare qua a ancora, o non lo so! Comunque sto davvero bene, sono felice di essere qua, sono felice. Ci sentiamo prossimamente! See you soon!

FROM SYDNEY TO BYRON BAY: ULTIMI GIORNI DI VACANZA…

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Dopo una settimana di scoperte e relax è ora di rimboccarsi le maniche... Obiettivo: cercare lavoro in una farm (fattoria). La cosa sembra apparentemente semplice, ma due giorni ininterrotti di ricerche su siti internet e di telefonate in qualsiasi parte dell’Australia non portano, aimè, a nessun risultato concreto. In ogni caso si avverte la voglia di cambiamento, soprattutto da parte di mia sorella che sta a Sydney da sette mesi e quindi decidiamo di partire ugualmente, anche senza un lavoro in mano. Destinazione Brisbane (Queensland), con uno stop intermedio a Byron Bay. Qui in Australia c’è la possibilità di comprare biglietti con validità temporale “t” per i bus cosiddetti hop-on hop-off: paghi una certa tariffa e in base a questa hai a disposizione un tot limitato o illimitato di fermate a tua scelta da compiere prima di arrivare alla destinazione finale. Il nostro biglietto ha validità di 3 mesi e ci permette di scegliere una fermata sola. Decidiamo così di optare per Byron Bay, cornice romantica della Gold Cost.
Trascorriamo 13 ore su un bus prima di giungere a Byron. Viaggiare ormai non è più un peso per me, ma, al contrario, l’attesa del piacere diventa essa stessa piacere. Ci sistemiamo nell’ostello Acquarius, molto più grande e pulito rispetto a quello di Bondi. La baia e la lingua di sabbia sono davvero incantevoli, si intravede in lontananza contro cielo un faro bianco, il sole è caldissimo e l’oceano è più tranquillo di quello di Bondi, ci regaliamo così un pomeriggio di sole, bagni e relax. Il paesino è molto piccolo e carino, pieno di negozietti e caffè. La sera purtroppo non ci entusiasma così tanto come le ore trascorse in precedenza: i pub ci sono, anche carini, ma peccato che l’età media si aggira intorno ai 15-18 anni… Come premio di consolazione ci regaliamo un dolce orgasmico (si può dire?!), dopodiché, per non sentirci troppo zie, andiamo dritte dritte a trovare Morfeo. Scelta azzeccata, dato che la notte prima in pullman non posso certo dire di aver dormito come un ghiro!! Anche questa giornata, aimè, non ci ha regalato notizie positive in ambito lavorativo. Ma… La speranza è l’ultima a morire, come si dice!
E infatti… Nuovo giorno, nuovo lavoro! Finalmente dopo innumerevoli chiamate, arriva quella tanto attesa: “Si, c’è lavoro! Venite pure quando volete, anche domani!”. Grazie ad un’inserzione su di un giornale troviamo lavoro in una farm di Gatton, nel Queensland, ad un’ora e mezza da Brisbane. Dove sarà mai questo posto sconosciuto al genere umano?? Ma!! Lo scopriremo a breve! In ogni caso pensiamo bene di trascorrere ancora un altro giorno a Byron, non possiamo di certo andarcene senza prima aver visitato Nimbin! Questo paesino è molto noto agli amanti degli anni ’60-’70 e della musica reggae… Si… Ma a chi lo voglio raccontare????!!!! Dopo una sostanziosa colazione aspettiamo il bus per Nimbin davanti all’ostello. Nel volantino del tour leggiamo che il bus si chiama “Happy coach”… Vi dico solo questo! In lontananza si intravede un bus scassatissimo tutto colorato che avanza con tanto di musica reggae a palla… Potrà mai essere il nostro??!?! Certo che si!!! Scende un tipo rasta con il sorriso stampato sulla bocca (capiremo dopo il perché!)… Sembrava quasi che inclusa nella vendita del bus ci fosse anche l’autista: una cosa unica e inseparabile! Il tipo è molto estroso e oserei dire “very crazy”, anche se il suo inglese australianissimo non mi permette di capire tutto, ma va bene ugualmente… Fa ridere solamente a guardarlo in faccia!!! Si prevede una giornata all’insegna delle risate!
Arriviamo a Nimbin dopo un’ora e mezza di curve e curvette, scendiamo dal bus con in tasca un consiglio del nostro guru: state attenti ai biscotti o alle torte che mangiate, potrebbero esserci ingredienti che la vostra mamma non usa abitualmente per fare dolci! Bene! Avrete capito tutti che razza di posto è questo! Sembra veramente di tornare indietro nel ’68, si vedono in giro certi personaggi! Il villaggio è formato in sostanza da un’unica strada piena di negozietti di souvenir, food shop e negozi dove vendono una miriade di erbe e prodotti officinali naturali (tanto per non essere troppo esplicita!). Non può mancare il museo del paese, che si rivela essere tutto fuorché un museo! Cianfrusaglie di ogni genere appese dappertutto, vecchi articoli di giornali a favore della liberalizzazione delle droghe leggere, mega striscioni con frasi sempre sullo stesso tema, c’è persino un quadro della Monnalisa con uno spinello in mano, fantastico! E nel contesto non potevano mancare certi personaggi che cercavano di venderti l’impossibile… Questa è Nimbin cari amici! Torniamo a Byron a goderci l’ultimo sole prima di partire la mattina seguente per la sconosciuta Gatton! Pronti, partenza, via!

martedì 18 novembre 2008

FIRST WEEK IN SYDNEY!!!!

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Eccomi qua, nella camera del mio ostello in Bondi Beach, Sydney. Ancora non realizzo bene dove mi trovo, cosa ci faccio qui… Un turbine di nuove sensazioni ed emozioni e pensieri si fanno vivi dentro me, devo cercare solamente di metterli tutti un po’ in ordine, per il resto… ci siamo! Siamo pronti per “partire”. Ma andiamo con ordine…

SI PARTE!
11 novembre 2008, h 8.00. Il mio aereo per Londra è pronto al gate B5. Saluto i miei genitori con un forte abbraccio e con un “ci sentiamo appena arrivo”. I loro occhi sono stampati nella mia mente, credo sia fondamentale memorizzare delle immagini da andare a riguardare quando se ne ha più bisogno. Prendo il mio aereo con una serenità mai provata, non sono per niente in ansia e la cosa mi sorprende. L’unica cosa che desidero ardentemente è rivedere mia sorella e riabbracciarla forte. Sono quasi sette mesi che non la vedo, direi veramente troppo tempo!
Arrivo a Londra in perfetto orario. Dal terminal 5 mi sposto al terminal 4, ormai sono pratica di aeroporti e in un batter d’occhio mi ritrovo a fissare il tabellone per cercare a quale gate devo recarmi: please wait… Waiting… Nell’attesa incontro una ragazza belga e mi fa piacere notare che in qualche modo riesco a farmi capire, anche col mio inglese non certamente fluently! Anche lei prende lo stesso volo e va a trovare dei parenti che non ha mai incontrato, wow!
Il volo per Sydney è piuttosto lungo, non riesco a dormire un gran che, ma per fortuna la compagnia con la quale viaggio, la Qantas, è fornita anche di film in lingua italiana… wonderful! Cibo altrettanto ottimo per essere a 11.000 metri di altitudine: vasta scelta tra chicken, beef and fish e spesso il personale di bordo passa con bevande e frutta (non s’era mai visto!), come dessert ci hanno servito il “mars ice cream”, niente male!!
Atterro a Sydney: sono le 8 di sera, anche se per il mio corpo sono le 10 di mattina! Ma poco importa… Ancora non mi sembra vero, tra pochi istanti potrò rivedere mia sorella e l’emozione inizia a salire. Forse inizia a salire anche perché devo passare la dogana e visti i precedenti…! Invece fila tutto liscio come l’olio e, dopo aver preso il mio bagaglio, mi reco verso il cartello EXIT.
Tante persone che aspettano chissà chi… Ma io intravedo subito lo sguardo che cercavo, e che tanto ho cercato. Sapete… Quel cassetto della memoria chiamato “momenti più belli e indimenticabili della tua vita”? Ecco, qua ripongo quell’istante, l’istante in cui mi sono messa a correre non sentendo più la stanchezza di 27 ore di volo, l’istante in cui l’ho abbracciate forte, l’istante in cui ho pianto come una bambina. Credo di non trovare parole opportune per descrivere quell’istante. Ma non importa, perché ormai è dentro di me, e ora potrò riviverlo ogni volta che lo desidero.
Prendiamo il bus per Bondi Beach con una temperatura delicatamente piacevole. La cosa più assurda è che dopo aver parlato per 15-20 minuti entrambe avvertiamo la sensazione di esserci viste il giorno prima, o l’altro ieri sera da Pattarone, sembrava tutto così normale! Assurdo, ma forse più facile da capire di quanto sembri, almeno per noi due.
Facciamo il mio check-in all’ostello. Un braccialetto con scritto “let the journey begin”.... Sure! Non posso dire di essere in una reggia, ma in ogni caso pensavo peggio e poi attraverso la carreggiata e sono in spiaggia, cosa voglio di più?!?! Le mie roomate sono una neo zelandese e una canadese. Sembrano molto simpatiche.
Doccia e capelli e un giretto per Bondi Beach, una birra nel pub più grande della zona, Bondi Road, e poi nanna, la stanchezza inizia a farsi sentire.

FIRST DAY IN SYDNEY.
Dopo una colazione a base di corn flakes, apple, banana, milk and coffee ci spostiamo in città per visitare le principali attrazioni.
In primis attraversiamo Hide Park, un parco di modesta dimensione, con piante giganti e gente che passeggia tranquilla. La strada ci porta direttamente in un altro parco, the Royal Botanic Gardens, molto più grande del primo, anzi, immenso! Lo sguardo è richiamato a destra e sinistra, si perde ad ammirare i più piccoli particolari, come bambini che giocano, sportivi che corrono ovunque, gente che passeggia e che scatta mille fotografie, e i dettagli più interessanti e mai visti prima, come una pianta piena di pipistrelli giganti appesi a testa in giù, che pauuuuuura! Neanche batman ha il mantello così grande come l’apertura alare di questi pipistrelli! Fanno spavento!
Continuiamo a camminare e ben presto, così, quasi dal nulla, appare lei, the Opera House.

Chiunque di voi (e anch’io prima di venire qua) avrà sicuramente visto mille fotografie o cartoline che ritraggono questa fantastica e colossale costruzione, ma vi assicuro che vederla con i propri occhi è tutta un’altra cosa, non c’è assolutamente paragone, insomma… vale la pena volare un giorno intero anche solo per vederla un solo instante. Oltretutto la natura ci ha regalato una giornata stupenda, con un cielo azzurrissimo, un sole veramente hot e un venticello piacevole.
Decidiamo di ammirare l’Opera House e tutta la baia dall’alto, e quindi ci incamminiamo verso il quartiere The Rocks per salire sull’Harbour Bridge. Il panorama è sensazionale, di quelli che ti fanno ringraziare Dio o chiunque tu voglia di potere ammirare certe meraviglie. La sete si fa sentire e soprattutto diventa ancora più insistente quando sappiamo di avere i free drink! Grande Dario! Una bella birra ghiacciata è quello che ci vuole! Pranziamo sedute su una panchina con frutta tagliata a pezzetti e un roll con tuna, sour cream, salad, e qualcos altro che ora non ricordo… not so bad! Intanto poco distante stanno montando un gigantesco albero di natale. E’ troppo strano essere in short e cannotta e pensare che tra poco più di un mese è Natale!!!!
Nel pomeriggio visitiamo i quartieri di Darling Harbour e di Pyrmont. Salendo le scale esterne dello Star City Casino possiamo godere di un’altra fantastica veduta. Una visita “dovuta” e altresì spettacolare anche al Queeen Victoria Building, un centro commerciale di tre o quattro piani ma non di quelli che siamo abituati a vedere noi, anzi! Pensate di entrare in un palazzo di nobili stile ‘800, con lampadari maestosi, moquette rossa per terra, rifiniture in ottone ovunque, e per esaltarne ancora di più la bellezza un enorme albero di natale di Swaroski alto come i tre piani dello stabile… Insomma, un castello delle fiabe mai visto!
L’unica cosa che inizio a non sopportare di questa città sono i semafori trooooooooppo lenti: il rosso resta acceso circa 2-3 minuti e il verde dura giusto giusto il tempo di attraversare la strada!!! Assurdo! Bè… Devo ancora farmi passare la frenesia di Milano che ho interiorizzato in un anno… Ce la posso fare!!!!
Esauste torniamo in ostello, anche se ci aspetta una bad news… There isn’t hot water! Oh my God! Impavide, ci buttiamo sotto la doccia gelata… Ma va bene! Tonifica! Ceniamo e andiamo a casa di tre ragazzi israeliani amici di mia sorella, molto, come dire… crazy! Passiamo la serata sul divano tranquilli tranquilli… Buona notte!

CINQUE GIORNI TRA RELAX E CAMMINATE CHILOMETRICHE.
Il secondo giorno l’ho trascorso quasi interamente in spiaggia con mia sorella. Altra giornata di sole caldissimo, non posso di certo rinunciare a godermi lo splendido oceano e la sabbia bianca che caratterizzano la baia di Bondi; e soprattutto il pensiero di essere in costume mentre tutti i miei amici sono col piumino… bè… non ha prezzo! L’oceano è ancora troppo freddo per poter fare il bagno, o meglio, alcune persone lo fanno ma non credo siano tutte a posto con la testa! L’acqua è ancora abbastanza cold!!! Tra questi logicamente ci sono i surfisti, che cavalcano le onde con qualsiasi temperatura e stagione.
Nel tardo pomeriggio il tempo peggiora, è nuvoloso e così decidiamo di andare a fare la spesa. Ci rechiamo in un supermercato a Bondi Junction e compriamo il necessario per passare altri 6 giorni in ostello. La sera viene a piovere ma usciamo ugualmente, siamo invitate a cena dai ragazzi israeliani. Serata piacevole con un zuppa altrettanto gradevole al palato preparata da Moses. Poi quando sono gli uomini a cucinare è ancora più gradevole!
Venerdì il tempo non è stato molto clemente, ma per fortuna non ha piovuto e così siamo andate a piedi a Double Bay nel bar dove mia sorella ha lavorato per 5 mesi. Ho conosciuto i suoi ex colleghi e soprattutto il “famigerato” Wondi, un ragazzo indonesiano molto frizzante e dolce insieme: mi ha stretto la mano con un sorriso vero e mi ha detto “Ciao bella, come stai?”, non potevo avere accoglienza migliore! Ho assaggiato la famosa Vegemite, una specie di salsa dal gusto che assomiglia un po’ al dado, che a tutti gli europei fa letteralmente schifo… A tutti tranne a mia sorella e ora anche a me! Siamo in due! E’ veramente deliziosa! E’ troppo bello assaggiare le altre culture anche a livello di cibo!
Nel pomeriggio ci siamo recate in libreria in Sydney, poiché c’è la connessione ad Internet gratuita. Abbiamo visitato un po’ di siti e cercato di pianificare il nostro immediato futuro… L’idea è quella di stare qua a Sydney ancora per pochi giorni e poi spostarsi probabilmente al sud, sperando di trovare lavoro in qualche farm. Effettivamente è anche ora di rimboccarsi le maniche e iniziare a lavorare!
La sera siamo uscite ad ammirare la vita notturna di questo nuovo mondo. Ed era tutto come esattamente me l’aveva raccontato mia sorella: qua tutti iniziano a bere prestissimo (tipo alle 17-18), quindi già alle 23 sono già tutti ubriachi persi!! Le street sono piene di ragazze praticamente semi-nude (io avevo i jeans, la felpa, e avevo freddo!), ubriachissime, che fanno a gara a chi è più z…. (a buon intenditore poche parole!). In due parole: un degenero che neanche vi immaginate!!! Un mondo notturno completamente opposto a quello della tranquilla ed educata vita diurna. Pace e pazzia. Un giretto anche in Oxford Street, la via dei gay e delle lesbiche, è davvero strano notare come la cosa è tranquillamente normalissima!
Dopo la visita della città è tempo di dedicare un po’ di sguardi anche all’oceano, così sabato mattina ci regaliamo una camminata di 5 Km da Bondi Beach a Coogee: una passeggiata lungo la costa che regala panorami visti solo nei film, anche se il tempo non è dei migliori.
Sabato sera usciamo a cena con Sunny e Justin, i due ragazzi australiani con i quali ha convissuto mia sorella qui a Sydney. Andiamo a cena al thailandese, my first time! Cena deliziosa, così come la compagnia. Ovviamente non mi sento molto coinvolta nei discorsi, il mio inglese purtroppo è quasi inesistente. Ma mi fa coraggio rendermi conto che riesco a seguire con modesta facilità tutte le conversazioni (conversazioni non parole)… Ma è già qualcosa! Pian pianino, come si dice…
Nuovo giorno, nuova gita fuori porta: prendiamo il ferry da Sydney con destinazione Manly. Il corso pieno di negozietti di ogni genere e una lunga lingua di sabbia bianca caratterizzano questa località; peccato che anche oggi il tempo non è proprio dei migliori. Ci incamminiamo lungo il litorale senza una meta precisa. Cammina, cammina e cammina, ci ritroviamo in cima ad una specie di collina ed entriamo nel Sydney Harbour National Park: possiamo osservare il tipico “bush” australiano e ammirare dall’alto Menly e le altre baie vicine. Un immenso mai visto, un silenzio mai udito, un senso di libertà forse mai provato.
Torniamo a Sydney per incontrare David, un altro amico di mia sorella, anche lui molto molto “nice”! Riesco a buttarmi un po’ di più nei discorsi, anche se è ancora molto difficile. Cerco di non buttarmi giù e di non sentirmi piccola piccola, ma ogni tanto la testa viaggia più velocemente della ragione…
La mia prima settimana in terra australiana finisce con una gita altrettanto memorabile: il Taronga Zoo. E questa volta da sola! Leoni, zebre, wallaby, gorilla, coccodrilli, giraffe, ippopotami, foche, pinguini, elefanti… Due ore e mezza di cammino per ammirare queste fantastiche creature che certamente non capita di vedere tutti i giorni! Ero da quando ero bambina che non visitavo uno zoo, e mi sentivo proprio come una bambina! Credo sia un toccasana ogni tanto sentirsi di nuovo bambini, è una sensazione così piacevole, non trovate? Ci voleva questa giornata da sola, in un modo o nell’altro credo di essermela cavata egregiamente! Ho anche comprato il numero di telefono australiano… Sperando di scoprire in futuro di aver scelto la tariffa migliore!
Come vi dicevo prima credo che al massimo tra una settimana io e la mia sorellina ci sposteremo da Sydney in cerca di fortuna, avventura e luoghi da sognare. Ho cercato un po’ di soldi nei caschi di banane o nei marsupi dei canguri, ma niente….Quindi forse è meglio cercare un lavoro!!!
See you soon!!!

lunedì 3 novembre 2008

DOPO LE NUVOLE ESCE SEMPRE IL SOLE...

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Sono passati due mesi dalla mia "bad american experience". Due mesi piuttosto difficili soprattutto sotto un punto di vista decisionale. Due mesi passati a pensare e a lavoricchiare qua e là nei bar e nei ristoranti per raccimolare pochi euro. Due mesi di assidua palestra per scaricare la tensione e due mesi di amicizie rivissute. 60 giorni trascorsi molto lentamente a pensare, pensare e ripensare, nell'attesa che qualcuno o qualcosa dentro di me mi dicesse:"Si, Laura, questa è la cosa giusta da fare!". Sembra assurdo, un paradosso, ma non è facile decidere cos'è meglio per te, non è per niente facile. Un giorno un'idea, il giorno dopo un'altra e un'altra ancora, che confusione! Mi sentivo così piccola, come un bimbo che non riesce a salire da solo sulla sedia... Mi sono ritrovata come "al via" del monopoli, pronta a (ri)partire ma sempre con qualche imprevisto di mezzo. Molte probabilità, moltissime, ma mi sentivo in "prigione", intrappolata da questo mio stato perenne di insoddisfazione. Ma ora ce l'ho fatta, ora ho conquistato il mio "parco della vittoria", sono proprio certa di fare la cosa giusta. Sperando sempre di non pescare un altro imprevisto!!!! Non voglio sbilanciarmi troppo, così vi lascio questo appetizer nell'attesa di poter assaporare insieme il gusto prelibato delle mie emozioni! See you soon!

martedì 23 settembre 2008

VITA

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Ti ricordi quando mi hai chiesto se avevo le pastiglie per la felicità? La pastiglia è la vita. Vivi, buttati, apriti, ascoltati. Le tua paure, le tue ansie sono dovute al fatto che tu esisti ma non vivi. Sei castrato nei sentimenti. Sei bloccato. Ti ricordi quella frase di Oscar Wilde? Diceva che vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più.

Laura, è ora di iniziare a vivere. Di nuovo. E questa volta sul serio.

mercoledì 10 settembre 2008

I NAUFRAGHI

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Ieri mi recai al fiume, qua vicino a casa mia.
Un incontro speciale ad allietare la mia giornata: un padre e con suo figlio di appena due anni. Una situazione un po' insolita, di quelle che uno si immagina leggendo un libro dove i protagonisti sono degli individui che vivono su di un'isola deserta. Il padre era un tipo alquanto estroso, capelli rasta lunghi fino a metà schiena e una barba altrettanto lunga, solo gli occhi risaltavano dal suo volto segnato da 35-40 anni di emozioni. Il bambino, che scoprii chiamarsi Elia, era un amore di bambino: capelli finissimi biondi biondi, dritti dritti come spaghetti, tagliati "a scodella" e due occhioni castani ad illuminargli quel visino vivacissimo.
Il padre inizia prima a spogliare lui stesso rimanendo in mutande e successivamente spoglia anche Elia, facendolo rimanere nudo e diventare così un tutt'uno con la natura che li circondava. Mi colpii subito una cosa: al posto dei classici pannolini il bimbo indossava un "ciripà", sapete cos'è? E' un pannolino "riutilizzabile" che si usava più o meno 25 anni fa quando i lines ancora non esistevano, fatto solamente di stoffa e lacci. Il padre lo lavò accuratamente e lo mise ad asciugare al sole. Fantastico.
Non riuscivo a distrarre i miei occhi da quell'immagine piena di amore e di stranezze. Vedere il padre fare il bagno (in acqua gelidissima di fiume proveniente da un ghiacciaio, vi dico solo questo!), vedere Elia che prendeva confidenza con quell'acqua ghiacciata e vederli insieme giocare la sabbia e lanciare i sassi nella pozza... Era tutto era così naturalmente commovente. Mi immaginai una storia d'avventura e un po' fantastica dietro questa scena, stile "Into the wild" (adoro fantasticare), in realtà era solamente un padre separato che viveva questi attimi col figlio come i più intensi e preziosi della sua vita. Lo scoprii quando ebbi il coraggio di andare a fare amicizia con Elia. E successivamente parlando col padre del più e del meno, lui mi raccontò la sua storia e io la mia. Inizialmente lo credetti un viaggiatore esperto, speravo mi raccontasse del suo ultimo viaggio più intraprendente... Invece una punta di delusione quando mi disse che non aveva mai viaggiato, anche se gli sarebbe piaciuto. Una storia normale, come tante altre, ma l'essenza vitale che contraddistingueva quel legame tra padre e figlio raramente l'ho vista altrove, questo è sicuro.
"Buona fortuna, sono sicuro riuscirai a trovare la tua strada". Queste le sue parole quando ci salutammo. Parole banali, ma dette da lui, in quel momento, per me sono state molto significative.

sabato 6 settembre 2008

IL FILM

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Tutti vi aspetterete di leggere una mail piena di entusiasmo e di gioia, nella quale magari vi racconto com'è andato il mio viaggio, le mie prime impressioni sulla tanto sognata SF, quali sono le prime persone che ho incontrato...
E invece no. Purtroppo niente di tutto questo. Vi posso solo dire che vi scrivo questa mail da casa mia, da Crodo, in Piemonte, in Italia. E vi posso solo raccontare come ho passato gli scorsi tre giorni che spero presto di dimenticare. Non preoccupatevi, sto bene, solo un po' incredula e assonnata e sconvolta per avere fatto in tre giorni andata e ritorno dall'America. Sono arrivata a casa ieri sera, distrutta fisicamente per non aver mangiato nè dormito per due giorni e mentalmente confusa, triste, con le mani vuote, con un sogno che mi è stato rubato troppo in fretta e troppo ingiustamente.
Spero un giorno di poterne parlare in modo più rilassato, magari riderci sopra. Quando riuscirò a sdrammatizzare. Lo so, non è la fine del mondo, c'è di peggio ne sono cosciente, ma tutti voi (ed alcuni in particolar modo) sapevate cosa significava per me questo viaggio.
Sono arrivata alle 14 ora locale di mercoledì 3 settembre a SF. Dopo le varie 'pratiche', mi ritrovo all'ufficio sicurezza immigrazione. Una sala d'aspetto con tante persone che attendono il loro turno per avere l'OK diciamo, per poter uscire dall'aeroporto. Controllano il mio visto e cominciano a farmi domande su quanto intendo stare negli US e sulla motivazione. Sarà stato il mio inglese non troppo perfetto a destare sospetto o la mia insicurezza nel rispondere ad alcune loro domande. In primis, mi spiazzano chiedendomi se avevo con me il certificato della mia laurea (dopo che gli avevo detto che ero laureata. Ma vi pare che porto in America la mia pergamena? Bò...) e dicendomi che i soldi che avevo sul conto corrente non sono abbastanza per vivere 6 mesi in America. Rispondo dicendo che l'intenzione è quella di stare da dei parenti in SF e che quindi non dovrei pagare alloggio o cose di questo tipo e che in ogni caso i miei genitori sarebbero disponibili ad aiutarmi economicamente. Seguono le domande sui miei parenti americani: di che grado? quanti anni? data di nascita? lavoro? ecc. Rispondo ad alcune con un po' di insicurezza (non ero informata sulla data di nascita di mia cugina e quando rispondo "teacher" alla domanda sull'impiego lavorativo, mi chiedono insegnante di che cosa. Aimè, non lo sapevo). Chiamatemi sprovveduta o ingenua o quello che volete, ma sinceramente non pensavo mi facessero domande così nel dettaglio. Avevo anche una lettera scritta da mia cugina in cui dichiarava il legame di parentela e il fatto che avrei soggiornato da lei, ma la lettera era nella valigia che avevo imbarcato. E in tutto questo mi sono dimenticata di dirvi che la mia valigia è lost. Non era mai stata imbarcata sul volo London - SF e quindi probabilmente era rimasta a Londra. Se non è sfiga questa non so come chiamarla.
A questo punto, mi fanno sedere. Dopo un po' mi chiamano, e rimango a dir poco sbalordita quando mi presentano sotto gli occhi alcune delle e-mail che io e la mia parente americana ci eravamo scritte nei mesi scorsi. Vi giuro, ho pensato subito che non era tecnicamente possibile. Come fanno ad averle? Non lo so ancora adesso. Pensavo che certe cose succedessero solo nei film, ma l'America è un film, forse è proprio tutto esattamente come in un film. In alcune e-mail vi era uno scambio di dialogo tra me e mia cugina in cui si parlava della possibilità di trovare eventualmente un lavoretto under the table (in nero) come baby-sitter o come cameriera per riuscire a mantenermi il soggiorno e non gravare completamente sul mio conto corrente, sui miei genitori o sui miei parenti americani in termini di accomodation. Con il visto che avevo, turistico, sapevo benissimo che non potevo lavorare. Ma chi non lo fa? Chi non ha mai lavorato in nero per guadagnarsi qualcosa per vivere? Sarò stata troppo ingenua, non lo so, ditemelo voi, ma vi giuro non pensavo ad un interrogatorio simile. E non sapevo di certo che avrebbero trovato le mie mail. Dov'è la privacy? Esiste ancora? O siamo solo delle macchine, dei numeri e controllano anche quante volte andiamo al bagno in un giorno??????
A tutto ciò sono seguite mille pratiche, mi sembrava di vivere in un film vi giuro: impronte digitali di tutte le dieci dita, foto come si vede proprio nei film (con lo sfondo bianco e le righe nere orizzontali come i carcerati), dichiarazione sotto giuramento di tutto quello che era successo, altrimenti era reato federale. Hanno fatto pure delle fotocopie di alcune pagine della mia agendina personale, dopo aver messo sottosopra la mia borsa. Mi hanno impedito di fare una telefonata una ai miei genitori o a mia cugina, di tenere il telefono cellulare con me, di vedere mia cugina che era venuta a prendermi all'aeroporto e ho saputo dopo essere stata lì fuori ad aspettarmi fino alle 20 di sera. Peggio di un mostro, mi sono chiesta "Ma che cazzo ho fatto? Manco avessi ucciso qualcuno!". Non avevo parole, pensieri, niente. Solo le lacrime mi tenevano compagnia.
Dalle 14 di pomeriggio tutta la pratica è finita verso le 23.30. Con la conclusione che non avevo il permesso di entrare negli US, visto negato, e con un volo di ritorno prenotato per le 16.30 del giorno dopo. Neanche un mi dispiace o un come stai. Niente. Pensavo che almeno per la notte avrei potuto soggiornare in una camera d'albergo o andare dai miei parenti. Pensavo. Sono rimasta lì nella sala d'aspetto tutta la notte e tutta la mattina, quando finalmente ho potuto almeno parlare al telefono con i miei parenti americani (con davanti l'omino che mi diceva quanti minuti ancora mi rimanevano a disposizione per parlare). Ho detto se potevo telefonare a mia mamma, mi hanno risposto "dopo". Ma quel dopo devo ancora vederlo. Finalmente arrivano le 16 di pomeriggio e mi imbarcano sul volo per Londra.
Mille pratiche e telefonate anche per trovare la mia valigia che era stata persa. A SF mi dicono che l'avrei ritirata a Londra. A Londra non ne sanno nulla, ho fatto la denuncia e l'aspetto ancora ora. Dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, spero. O magari me l'hanno sequestrata di nascosto per controllare se avevo qualche pezzo di uomo in un sacchetto di plastica o qualche chilo di cocaina (volevo sdrammatizzare un po'...)!
Arrivo a casa ieri sera alle 20, dopo che il volo London - Milan aveva fatto pure ritardo.
Distrutta. Forse questa è la parola che racchiude un po' tutto il mio stato, sia fisico che mentale. Distrutta fisicamente, dalle 24 ore di volo totali in poco meno di tre giorni e dalle ore che sono stata seduta senza chiudere praticamente occhio. Distrutta perchè avevo costruito questo progetto con tanta dedizione, nel minimo dettaglio e con tanti sacrifici (alcuni di voi lo sanno bene), due lavori a Milano per guadagnare un po' di più e mettere da parte i soldi, "ma no Laura, non comprare quel jeans che costa troppo", "risparmia, risparmia", mi sono licenziata dal lavoro per vivere quest'esperienza, tutto per uno scopo, per un obiettivo, per un sogno che è durato mesi e mesi per poi essere distrutto in meno di un giorno. Che cazzo di senso ha? Ditemelo voi, perchè io penso che non sia giusto, certo facevo qualcosa di sbagliato cercando di lavorare in nero, su questo hanno ragione. Ma cosa c'è di giusto a questo mondo? E' giusto che controllino e leggano le tue e-mail private? E' giusto che mi proibiscano di chiamare mia mamma che non ha dormito tutta la notte sapendo quello che mi stava succedendo (dato che è stata avvisata da mia cugina americana)? E' giusto che facciano delle fotocopie della mia agenda privata? A me non sembra giusto. A me non sembra giusto un cazzo. Che senso ha fare dei progetti, se poi c'è subito pronto qualcuno a distruggerteli?
Non so dirvi come mi senta, stanotte ho dormito tanto, mi sono riposata, ma certo il mio umore non è dei migliori. Una sola domanda: cosa faccio ora? Sono confusa, molto. Non ho voglia di pensare a niente in questo momento. Non mi piace fare la vittima, non voglio essere compatita o cose del genere. Supererò anche questo, come ho sempre superato tutto il resto. E poi so che c'è di peggio, molto di peggio. E' che ogni volta che ho qualcosa tra le mani qualcuno me lo porta via, non è la prima volta.
Aver vissuto anche questa brutta avventura mi aiuterà, voglio cercare il lato positivo, e lo trovo ne sono sicura. Sono fatalista come molti sanno, quindi doveva andare esattamente così, il perchè spero di scoprirlo a breve. Come spero di tornare a breve la Laura che tutti conoscete.

martedì 2 settembre 2008

PRIMA DI PARTIRE PER UN LUNGO VIAGGIO DEVI PORTARE CON TE LA VOGLIA DI NON TORNARE PIU'

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Domani è il grande giorno!
Bene, ci siamo quasi... Avrò preso tutto?
I dieci pilastri da non dimenticare assolutamente:
1- la fedina con inciso il nome di mia sorella
2- il sole di Enzo
3- il quarzo di Ile
4- la coccinella di Manu
5- la pallina da tennis di Andre
6- alcune foto, dei miei cuginetti adorabili Andrea, Maxim e Sara, e di Emanuele, la splendida creatura che illumina il mio sguardo ogni volta che lo guardo
7- i cd di Ciro e di Borgo
8- il moleskine e la scimmietta di Marce
9- il libro di Susanna e Giancarlo
10- il calendarietto cinese di Monika
Con questi valori affettivi potrei andare in capo al mondo, sono le cose che non potrò comprare altrove, il minimo indispensabile per sorridere nei momenti in cui sarò giù... Le mie medicine insomma!
A questi ingredienti aggiungiamo anche la voglia di evadere, il sorriso di mia mamma, la determinazione di mio papà e la benedizione dei miei nonnini che vegliano giorno e notte su di me. Un'ottima ricetta, dal sapore avventuriero e coraggioso. Perchè così dev'essere questa mia esperienza di vita.
San Francisco sto arrivando!!!!!

sabato 23 agosto 2008

PENSIERI

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Sabato sera a casa... Non ho molta voglia di uscire, in realtà nemmeno di scrivere, nè di leggere e nemmeno di guardare la TV... Vi capita mai? In certi istanti mi capita solamente di aver voglia di pensare, di sognare e di fantasticare su quello che succederà... In generale intendo: che succederà nei prossimi minuti? Chissà, magari un sms inaspettato, oppure una dolce conversazione con mia mamma... Che succederà nei prossimi giorni? Mi chiamerà come ha detto per vedermi un'ultima volta prima della mia partenza? Andrò a giocare a beach in piscina credo, gusterò intensamente i sapori di casa mia e guarderò con occhi diversi tutto ciò che mi ha sempre circondato perchè so che per un po' di tempo non l'avrò più davanti a me. Che succederà nei prossimi mesi? Frisco mi aspetta, mi aspetta un mondo nuovo tutto da scoprire e da assaporare, mi aspettano nuove persone da conoscere, una nuova lingua da imparare, nuove abitudini da interiorizzare, nuova libertà da vivere, nuovi lati del mio carattere da esplorare. Tutto ciò mi spaventa un po' in realtà... Ma credo sia normale, lasciare tutto ciò che si ha di certo per qualcosa di ignoto. Ma è proprio questo il bello. E' una sfida con me stessa, ho bisogno di un confronto con me stessa, voglio capire alcune cose che stando qua non posso e non riesco a capire. E' ora di dare una svolta insomma, di tirare fuori quella parte di me che è nascosta da qualche parte e che deve ancora emergere, quella forza interiore di cui ho bisogno per iniziare a vivere guardando solo avanti... E arrivare a dire "il meglio deve ancora arrivare, sempre".
Intanto il mio pensiero quotidiano corre freneticamente a mia sorella, che finalmente potrò riabbracciare il 10 ottobre prossimo. E sono certa che sarà uno di quei momenti da archiviare nei cosiddetti "momenti più belli della tua vita". Si, lo sarà sicuramente... Già mi immagino quei suoi occhietti che si guarderanno in giro cercando i miei, e quando si troveranno, quando i nostri sguardi si fonderanno in uno solo... bè, le emozioni prenderanno il posto delle parole.

giovedì 31 luglio 2008

BISOGNA LODAR SE STESSI.

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Certamente, io non faccio alcun conto di quei sapientoni che vanno blaterando dell'estrema dissennatezza e tracotanza di chi si loda da sé. Sia pure folle quanto vogliono; dovranno riconoscerne la coerenza. Che cosa c'è, infatti, di più coerente della Follia che canta le proprie lodi? Chi meglio di me potrebbe descrivermi? a meno che non si dia il caso che a qualcuno io sia più nota che a me stessa. D'altra parte io trovo questo sistema più modesto, e non di poco, di quello adottato dalla massa dei grandi e dei sapienti; costoro, di solito, per una falsa modestia, subornano qualche retore adulatore, o un poeta dedito al vaniloquio, e lo pagano per sentirlo cantare le proprie lodi, e cioè un sacco di bugie. Così il nostro fiore di pudicizia drizza le penne come un pavone, alza la cresta, mentre lo sfacciato adulatore lo va paragonando, lui che è un pover'uomo, agli Dèi, e lo propone quale modello assoluto di virtù, lui che da quel modello sa di essere lontanissimo. Insomma, veste la cornacchia con le penne altrui, fa diventare bianco l'Etiope, e di una mosca fa un elefante. Io invece seguo quel vecchio detto popolare secondo il quale, chi non trova un altro che lo lodi, fa bene a lodarsi da sé.
Ora, tuttavia, devo esprimere la mia meraviglia per l'ingratitudine, o, come dire?, per l'indifferenza dei mortali. Tutti mi fanno la corte e riconoscono di buon grado i miei benefici, eppure, in tanti secoli, non si è trovato nessuno che desse voce alla gratitudine con un discorso in lode della Follia, mentre non è mancato chi con lodi elaborate ed acconce, e con grande spreco di olio e di sonno, ha tessuto l'elogio di Busiride, di Falaride, della febbre quartana, delle mosche, della calvizie, e di altri flagelli del genere.

lunedì 28 luglio 2008

CAPITOLO MILANO: THE END.

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Eccomi qua. Per i pochi affezionati che ogni tanto mi leggono, perdonate la mia assenza.
Ultima settimana in terra milanese: giovedì ultimo giorno in ufficio, giovedì ultima sera al Jazz, giovedì ultima notte nel mio tatami... Si chiude un capitolo, si chiude la mia prima esperienza di vita e di lavoro in una città che era (ed è ancora in parte) tutta da scoprire. Ed è stata sicuramente una grande scoperta: ho conosciuto lati del mio carattere che non conoscevo, sono cresciuta e ora mi sento consciamente pronta per l'esperienza tanto sognata e che segnerà un altro capitolo, più spesso e corposo, del mio diario di vita. E non vedo l'ora di cominciare a scrivere quel capitolo! Direttamente da San Francisco.
Se dovessi fare un resoconto di quest'anno a Milano potrei iniziare dicendo di aver conosciuto persone veramente speciali, persone vere che sono certa rimarranno nel mio cuore se anche loro lo desiderano veramente. Ne ho avuto la dimostrazione giovedì scorso a cena: seduti tutti allo stesso tavolo, sono bastati a rendere speciale la serata pochi sguardi, piccoli gesti o parole, piccoli pensieri, profumate parole scritte col cuore su di un bigliettino o su di un libro... Un buon bicchiere di vino, del buon cibo e soprattutto tanti bei sorrisi. Pochi segni, ma per me molto significativi. Che porterò in America e nel mio cuore.
Sarà difficile dire "addio" a moltissime cose: ai miei colleghi in primis, al mio lavoro, ai miei coinquilini, alla mia casa, al mio tatami, al mio caffè in cialda, agli scleri del mio capo, agli aperitivi milanesi, ai tram, alle panchine di Parco Sempione, agli istruttori in palestra, a "minchia Johnny", al frigo che perde acqua, ai brasileiri.... Potrei continuare per ore... Si, mi mancherà terribilmente tutto questo. Si sa, lasciare la routine non è mai troppo facile, anche se spesso ci si lamenta. I misteri della vita...
Un altro merito a Milano va sicuramente dato: vivere in una grande città, mi ha fatto apprezzare molto di più le montagne e i prati dove ho vissuto e corso per 22 anni. Apprezzo di più l'aria e il profumo del fieno (anche se sono allergica), apprezzo di più il dialetto e le sagre di paese che prima reputavo un covo di ubriaconi, apprezzo di più le accuratezze della mamma Flavia e i sapori che cucina. E' come se lì il tempo si fosse fermato, è come se con la bacchetta magica qualcuno avesse espresso il desiderio di far rimanere tutto com'è. Ma è bello anche avere queste certezze e rassicurazioni nella vita, che alcune cose, alcune persone e alcuni luoghi non cambiano mai!
Quindi da Milano sarà l'ultima volta che scrivo, almeno credo... Sicuramente non mancherò di raccontavi le mie vacanze di agosto a Panarea... Ma poi i miei post saranno direttamente targati "made in U.S.A."!!!! E avranno un altro sapore, ve lo assicuro.

mercoledì 9 luglio 2008

UNA CONFIDENZA RILASSATA

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Era più di un anno fa, marzo 2007 per la precisione. Una chiamata un po' inattesa, oggetto: un colloquio di lavoro. Mollo l'università e corro all'indirizzo che mi era stato comunicato senza pensarci due volte. L'agenzia di pubblicità... Questo mondo sconosciuto che affascina così tanto noi sventurati universitari pronti a imbatterci nell'immenso della comunicazione... Anche se per primi dovremmo imparare a comunicare noi stessi forse... Ma non divaghiamo.
Bene, arrivo in quest'agenzia. Entro. Talmente tanto bianco che sembra di entrare in una nuvola. Tutto sempre più affascinante. E poi lui, il signor art director, di bianco vestiva. Pensai "Morgan Freeman in 'Una settimana da Dio'" o forse "un angelo custode". Non era nero e neppure aveva le ali, però... Un primo incontro, lui mi regala un suo libro con dedica: "A Laura, piano piano...". Più che un colloquio di lavoro, una chiaccherata, tant'è che esco più confusa di prima. Che personaggio strano: mi offre il chinotto, mi chiede della mia vita, mi chiede se amo scrivere, gli parlo di me e che sottolineo il fatto che sto cercando uno stage. Ma tutto senza trarre una conclusione lavorativa.
Passa un po' di tempo... un secondo incontro. Un secondo libro, "A Laura, con dolcezza". Scopro chi è la protagonista e poi scopro, leggendo il libro, che mi somiglia molto, così come mi era stato detto da lui. Segue una proposta azzardata: saresti in grado di parlare davanti a 100-200 studenti della tua ipotetica esperienza in agenzia? Io? Proprio io? Perchè io? Si fida di me? Perchè si fida di me? Non ho esperienza, non ne sono in grado, la mia autostima è un ramo secco calpestato dal vento in quel periodo, data anche la mia ultima delusione amorosa. No, non sono io la persona che sta cercando. E poi, la "pazzia". Alcune foto di modelle sulla sua scrivania e un mio desiderio espresso con l'innocenza sul volto "indossare un vestito da sera, un vestito firmato, sarebbe davvero il mio sogno"... Il mio corpo non ne ha mai assaporato l'emozione. Il desiderio di Cenerentola diventa realtà: il mio angelo mi invita a casa sua, bianca naturalmente, in ogni suo minimo particolare, mi offre acqua con le palline e provo un vestito dello zio Giorgio. Mi sta perfetto, quasi non mi riconosco guardandomi allo specchio. Lo ricordo come se fosse ieri quel giorno. Tutto così surreale e immaginifico. Ero una bambola in balia di un angelo che mi aggiustava il vestito con cura e dedizione. Solo per il gusto di farlo. Un messaggio memorizzato nella mia SIM per ricordare questa magica comparsa nella mia vita "Credo tu sia forte, ma ti pensi debole. Noi siamo quello che la nostra mente pensa." E poi?
E poi un saluto e un arrivederci. A quando? A mai più, pensai. Un incontro fulmineo, di quelli che restano, anche se non si conosce bene il perchè. E poi la più grande sorpresa mai aspettata, un mesetto fa. Un sms che diceva più o meno così: "scorrevo la rubrica del telefono ed ti ho pensata. come stai?". "E come fa a ricordarsi di me?" Fu il mio primo pensiero. Dopo più di anno. Seguono una serie di sms e poi un "ci rivediamo". Why not? Fino ad arrivare a ieri sera.
La cosa più assurda è che conoscendomi, avrei dovuto essere agitata, magari un po' ansiosa di cosa potevo dirgli, di come potevo essere ai suoi occhi, di come dovevo comportarmi, di sue eventuali aspettative. E invece niente di tutto questo. Ero io, la vera Laura, naturale e a mio agio come non mai. Tutto come se la persona che andavo a incontrare da lì a poco la conoscessi da anni. Ed in effetti si... l'ho comunque conosciuta più di anno fa!
Location da sogno: Bulgari Hotel. Ecco, forse il mio unico pensiero in tutta la serata è stato: "sembrerò una bambina incantata da tutto questo splendore, forse un po' igenuotta, quando invece per lui tutto questo è routine, è quotidianità, ci viene tutti i giorni a pranzo...". Ma in effetti non m'importava molto, volevo godermi la serata attimo per attimo.
Ci sediamo. Tavola "minimalista": tovaglia beige, piatti marroni che accompagnavano il colore del chinotto, sorseggiato con delicatezza. Ero spontanea, ero me stessa, e questo mi piaceva un bel po'. Cena fantastica a base di pesce: tartare di tonno e branzino al forno. Tutto ottimo, come le parole dette a quel tavolo e imprigionate ora nella mia mente. Una confidenza rilassata come poche volte sono riuscita ad esprimere. E poi delle caramelline gommose ad esprimere la sua dolcezza e il colore della serata, come ricordo.
Potrà sembrarvi esagerata, ma credo che certi incontri restano nel cuore. Non saprei spiegarvi bene il motivo, forse sarà la loquacità, la semplicità, la creatività, la bontà che lo contraddistingue, il trovare del tempo tra i suoi impegni lavorativi e personali anche per una semplice e umile persona come me. "Mi trovi cambiata, a distanza di un anno?" "Si, ti trovo più fiduciosa, più sicura di te stessa". Mai complimento fu più azzeccato. Risposta esatta signor angelo senza ali.
E poi un arrivederci, questa volta non a mai più, ma a presto. Un bacio in fronte per concludere, quasi a suggellare il fascino dell'incontro.

martedì 1 luglio 2008

MEGA GRIGLIATONA CASA BIONDA

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Tutto come ogni anno: temperatura ideale, l'aria fresca e pulita, il verde intorno, il solito tavolo davanti casa dove da piccola giocavo a pentolini.
Mia mamma che prepara la tavola, con la solita preoccupazione che l'insalata e i pomodori magari non bastano (ma tanto ce ne sono ancora da condire!). Mio papà, il maestro della griglia: costine, salsiccia, pollo, bistecchine di capriolo... Non c'è carne che tenga, mi spiace dirvelo ma come la cuoce mio papà non la cuoce nessuno. Mia zia con le solite verdure di contorno (cascioll raccolte in mattinata e cipolle in agrodolce). La mia dolce nonnina che porta le sedie che mancano. I miei cugini di Padova, che attendono l'estate e le vacanze a Crodo per gustarsi questa fantastica grigliata condita con una temperatura di montagna. Infine i miei tre cuginetti di 5, 6 e 8 anni a riempire la tavolata di sorrisi e ingenuità (buon appetito, piatto pulito!). Non potevano mancare all'appello il signor Grignolino, il signor Lambrusco e i signori dolci del Meneghello! Tutto perfetto, come ogni anno, tutto perfetto. Il "freschino" che arriva dopo un paio d'ore che siamo seduti a tavola, e allora su in casa a prendere la felpa... Il vino che dopo 3-4 biccheri inizia a farsi sentire... Il caffè della moka, unico e inimitabile. In una sola parola: armonia, fantastica armonia intorno a quel tavolo.
Ma quanto ho mangiato??? E bevuto??? Questi sono momenti unici signori miei, momenti che pur nella loro semplicità mi fanno rendere conto delle persone splendide che mi sono vicine ogni giorno, ogni istante. E anche dell'ottimo cibo che ho la fortuna di mangiare! Grazie, grazie per la splendida famiglia che ho la fortuna di avere.
Ma una cosa manca, e come no!... Mia sorella. Quella ciolla di mia sorella! Ti ho pensata tanto amore. Eri lì con me comunque, ti sentivo. Ti sento ogni giorno qua con me, anche se il desiderio di riabbracciarti è ogni istante più forte. Bè... Spero almeno di averti fatto un po' d'invidia! Ah ah!

lunedì 23 giugno 2008

LA LUCE

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Era notte. In mezzo a tanti rumori, in mezzo a tante persone, da lontano una luce, quella luce. La luce che più di un anno e mezzo fa illuminava la mia quotidianità. Ed ecco che riappare, come un faro abbagliante quasi mi acceca. Improvvisamente. Inaspettatamente. Il suo sguardo puntato su di me, i miei occhi puntati su di lui... Quasi a cercare un contatto che per un anno e mezzo si è perso nel vuoto. Per un attimo il tempo s'è fermato. Intorno a me il vuoto, la paura, la sensazione di tornare indietro nel tempo. Smarrimento. La sua immagine stampata nella mia mente, la sua voce in mezzo a mille suoni era l'unica che giungeva limpida e pulita alle mie orecchie. Cercai di distrarmi, ma qualunque parola dicessi, qualunque cosa guardassi, sentii e vidi solo lui. E poi il suo sorriso, quasi a volermi dire qualcosa, e un banale "ciao" pronunciato dalle sue labbra. Talmente banale che non scorderò mai quelle quattro lettere.
Mi sento così impotente e stupida, pensavo di essere "guarita"... pensavo...

mercoledì 11 giugno 2008

VASCO - 6 GIUGNO 2008

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80.000 persone, lo stesso brivido che vola via, dimenticandoci questa città con i suoi guai, trovando mille fantasie e il giusto equilibrio sopra la follia, vivendo di emozioni che lui non sa nemmeno di darci, rendendosi conto che la vita poi è una sola e che domani sarà tardi per rimpiangere la realtà, è meglio viverla... In pratica: SENZA PAROLE!

martedì 3 giugno 2008

E' UFFICIALE

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Ho in mano i miei prossimi sei mesi di vita. Un biglietto che profuma di libertà, di nuove scoperte e di voglia di vivere. Un biglietto che segnerà la mia vita e che mi porterà, dopo innumerevoli sacrifici, ad una nuova vita: altro mondo, altre persone, altra città, altra lingua, altro lavoro... Tutto da vivere e da esplorare, con l'energia che mi contraddistingue... Cosa potrei desiderare di più? Io e io, per conoscere ciò che di me ancora non so.
Oggi, 3 giugno 2008, posso ufficializzare la mia partenza per gli USA... Tengo fra le mani il biglietto più importante della mia vita, quello che cambierà la mia vita, quello da tanto sognato, e che finalmente, tra esattamente tre mesi, 3 settembre 2008, si tramuterà in realtà.

"Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto. Ma smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare.
Che i nomi delle strade devono suonare all'orecchio dell'errabondo come lo scricchiolio dei rami secchi e le viuzze interne gli devono scandire senza incertezze, come le gole montane, le ore del giorno"
Walter Benjamin - Infanzia berlinese, 1932.

martedì 20 maggio 2008

SPACCATO DI VITA

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Una scena che pur nella sua estrema semplicità mi ha colpito, emozionato, fatto sorridere e intenerito: metropolitana verde. Tratta Cadorna - Centrale. Due bambine e due bambini stavano ginocchioni sui sedili della vettura. Partendo da sinistra: un bambino nero, sui 5 anni, con gli occhi grandi e pieni di curiosità, con le sue piccole manine appiccicate al vetro e poggiate allo stesso tempo sulle sue tempie in modo tale da vedere e assaporare il brivido della velocità con cui sfrecciava la metrò. La seconda postazione era occupata da una bambina, bionda, più o meno della stessa età, con una gonnellina svolazzante di un rosa appariscente e lo sguardo stupito dalla situazione più banale quale può essere il percorso in metrò. Di seguito l'altra bambina, la sorella della prima presumo, un po' più grande, un po' più esperta e un po' più autoritaria negli atteggiamenti. E infine, l'ultimo bimbo, anch'egli un po' più grande del primo (sugli 8 anni credo), nero, di una vivacità esilarante, i capelli così ricci e crespi che districarli sarebbe impossibile anche al pettine coi denti più resistenti.

Quattro emozioni che viaggiavano sulla stessa lunghezza d'onda: l'immaginazione di viaggiare su un'astronave forse... Purtroppo il rumore assordante della metro mi impedì di ascoltare attentamente i loro discorsi. E poi lo stupore nel vedere il gatto Silvestro su di un cartellone pubblicitario. L'innocenza, l'ingenuità e il sorriso dei bambini credo siano le cose più naturali che al mondo esistano.
Improvvisamente in me la gioa, la serenità. Bastano delle frazioni di secondo per capire che ci sono tantissime piccole cose per cui vale veramente la pena vivere.

venerdì 16 maggio 2008

SAN FRANCISCO


Immaginiamo di prevedere il futuro... Bene. Tra esattamente 120 giorni potrei godere di questo spettacolo:

Che ve ne pare? Non vedo l'ora di scoprire posti nuovi, di conoscere gente nuova, di provare la sensazione spiacevole di non saper comunicare come vorrei... Non vedo l'ora di crescere, di piangere e di imparare che niente (o quasi) è impossibile. Basta volerlo (come ha detto qualcuno). Voglio farcela.

San Francisco: il Golden Gate Bridge, Alcatraz, Market Street, il Bay Bridge, il Financial District... Il fascino dei tram milanesi (almeno mi sentirò un po' più a casa!) e delle funicolari... Respirare il sapore della beat generation e delle diverse etnie che contornano questa realtà... Bè, potrei continuare per ore... ma vi racconterò in diretta fra 4 mesi!

...For those who come to San Francisco, summertime will be a love-in there, in the streets of San Francisco, gentle people with flowers in their hair...

martedì 13 maggio 2008

PRIMAVERA

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Verde, rosso, marrone, beige, grigio, azzurro. Sono i colori che vedo guardando fuori dalla finestra. Il verde delle foglie di una pianta, il rosso di un geranio fiorito sul davanzale di una finestra, marrone come il portone della casa proprietaria del geranio e come il tronco della pianta, il beige dei muri della casa, il grigio interpretato dall'asfalto, l'azzurro del cielo di una calda giornata primaverile. Non credo mi possa lamentare tutto sommato... Certo, preferirei che l'azzurro fosse unito all'acqua cristallina di un mare calmo o che il rosso fosse il tramontare del sole... Meno male che sognare non costa niente!
Milano in questo periodo diventa estremamente positiva. Sarà il tiepido e piacevole sole che sento sulla mia pelle, saranno i bambini che corrono nel parco, saranno i tavolini fuori dai bar o saranno i vestiti che ricoprono sempre meno i corpi delle persone... Sta di fatto che tutti questi particolari apparentemente banali colorano la mia vista regalandomi attimi di piacere. E' come se con la primavera, anche nel mio corpo sbocciasse qualcosa di nuovo, di fresco, che mi regala una carica in più... Purtroppo questa sensazione la avverto solo per pochi giorni, forse il tempo di abituarmi a questa nuova visione... E il tempo anche di capire che l'allergia si sta impossessando del mio corpo! Aiuto!
Intanto i giorni passano, e la parte di me che è in Australia con mia sorella mi manca sempre più. Ma la felicità che provo è superiore a questa mancanza e quindi vado avanti, imperterrita, con la forza e la gioia di vivere e di scoprire il mondo che solo una ragazza di 24 anni può sentire!

lunedì 5 maggio 2008

MAGGIO

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Ho iniziato questo mese di maggio guardando il mare e riflettendo... Che figata! Non c'è male come inizio! Non c'è al mondo luogo migliore: l'immenso davanti a te e tu non puoi far altro che pensare.



Weekend all'insegna del relax... Decisamente... A parte un'insistente squillo di telefono da una persona che poco stimo e reputo ormai senza troppa dignità... Ma non importa, e poi non mi piace sputare nel piatto dove ho mangiato.


Diano Marina: ecco il luogo che mi ha regalato relax e bei pensieri e bei momenti, grazie soprattutto alla persona che mi ci ha portato. Sto coltivando un nuovo legame con lei, un legame un po' particolare a dire il vero. Sono riuscita a separare il sesso dal semplice rapporto di comunicazione umana... Meno male che esistono persone così mature!! Non c'è niente di meglio che trovare una persona dell'altro sesso che la pensi come te in molte cose, che abbia lo stesso punto di vista, peccato che in questi casi non scatti "quel qualcosa"... Quel qualcosa che a volte mi manca e non so se sono io quella "diversa" o incapace di ri-innamorarmi. Sono certa di trovarmi di fronte una persona con la quale potrei andare d'accordo e vivere momenti della mia vita così indimenticabili... Ma credo nel destino, forse dev'essere esattamente così. In ogni caso sono contenta.


Intanto inizio questo nuovo mese di maggio con una carica in più... Consapevole che tra pochi mesi inizierò un'avventura che ricorderò per tutta la vita, consapevole che la mia vita è unica e va vissuta fino in fondo, senza mai dare nulla per scontato e senza farmi mancare niente... In una sola parola: vivere!


lunedì 28 aprile 2008

GRANDI RIFLESSIONI

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Che bello sentirsi felici... Sapere che la mia sorellina sta bene mi rende felice, può sembrare una cazzata ma è così!
Intanto i secondi, i minuti, le ore e i giorni passano... Un periodo un po' riflessivo sulla mia vita: la mia posizione lavorativa un po' ripetitiva, il mio programma di viaggio negli States il prossimo settembre, la mia situazione sentimentale che è praticamente pari a zero, un po' di noia generale... Sono sicura che già da quest'autunno ma soprattutto dal 2009 grandi novità mi aspettano, soprattutto in campo lavorativo... Col bagaglio culturale che costruirò giorno per giorno negli Stati Uniti sono sicura che quando tornerò a casa tutto sarà più semplice (o comunque me lo auguro). Sicuramente affronterò la vita in modo più diplomatico. E spero di trovare un lavoro che mi soddisfi più di quello attuale, e che mi renda autonoma nelle scelte... Un po' più di responsabilità insomma.
La vita ci permette di costruire quello che vogliamo e di renderla del colore che più ci piace. E' questo il bello. Noi siamo fautori di noi stessi. Solo io posso decidere per me... Cosa voglio di più?

giovedì 24 aprile 2008

IL VUOTO

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Che sensazione mai provata... Un misto di felicità immensa mescolata ad un'amarezza e ad un vuoto mai provato. Il mio Dario è partito. Non so spiegare a parole quanto mi mancherà, ma ciò che mi da forza è la consapevolezza che per lei sarà un'esperienza di vita magnifica, che le insegnerà un sacco di cose, e soprattutto che lei è felice di essere partita. La sua felicità è la mia felicità, siamo una cosa unica, stesso sangue, stesso sorriso, stesso modo di vivere e di vedere il mondo. Un filo sottile ci unisce e ci unirà per sempre, nell'eternità. Io sono il suo riflesso e quindi sono felice per lei.
Un grosso in bocca al lupo amore mio. Sono lì con te, nel tuo cuore.

martedì 22 aprile 2008

LA PARTENZA

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Eh già... Il mio Dario parte. Domani. Quanto la ammiro: è una donna forte, bella, sensibile (quando vuole!), coraggiosa, amorevole, simpatica, un po' testarda, ma una gran ciolla! In una sola parola: è il mio amore!
Sono felice per lei, l'ho capito, veramente. Non vedo l'ora di sentirla quando sarà in mezzo ai canguri e ai surfisti... E non vedo l'ora di vederla a San Francisco ad ottobre!
Quanto avremo da raccontarci (in inglese spero), quanto rideremo, e che gran cioche faremo! Già mi ci vedo insieme a lei in mezzo ai fricchettoni di San Francisco!! Eh si... A settembre inizia anche la ricerca del mio posto nel mondo.

"Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave."

lunedì 21 aprile 2008

L'AMORE NON BASTA


L'Amore Assoluto è quello che ti fa desiderare prima di tutto la felicità di chi ami.
E' difficile... In ogni rapporto, di coppia o di amicizia, si è portati soprattutto a voler essere felici noi stessi magari a discapito della felicità dell'altro.
Ma questo non è l'amore e bisogno d'amore. Devi essere felice per me e di conseguenza la mia felicità deve essere la tua.