giovedì 31 luglio 2008

BISOGNA LODAR SE STESSI.

1
Certamente, io non faccio alcun conto di quei sapientoni che vanno blaterando dell'estrema dissennatezza e tracotanza di chi si loda da sé. Sia pure folle quanto vogliono; dovranno riconoscerne la coerenza. Che cosa c'è, infatti, di più coerente della Follia che canta le proprie lodi? Chi meglio di me potrebbe descrivermi? a meno che non si dia il caso che a qualcuno io sia più nota che a me stessa. D'altra parte io trovo questo sistema più modesto, e non di poco, di quello adottato dalla massa dei grandi e dei sapienti; costoro, di solito, per una falsa modestia, subornano qualche retore adulatore, o un poeta dedito al vaniloquio, e lo pagano per sentirlo cantare le proprie lodi, e cioè un sacco di bugie. Così il nostro fiore di pudicizia drizza le penne come un pavone, alza la cresta, mentre lo sfacciato adulatore lo va paragonando, lui che è un pover'uomo, agli Dèi, e lo propone quale modello assoluto di virtù, lui che da quel modello sa di essere lontanissimo. Insomma, veste la cornacchia con le penne altrui, fa diventare bianco l'Etiope, e di una mosca fa un elefante. Io invece seguo quel vecchio detto popolare secondo il quale, chi non trova un altro che lo lodi, fa bene a lodarsi da sé.
Ora, tuttavia, devo esprimere la mia meraviglia per l'ingratitudine, o, come dire?, per l'indifferenza dei mortali. Tutti mi fanno la corte e riconoscono di buon grado i miei benefici, eppure, in tanti secoli, non si è trovato nessuno che desse voce alla gratitudine con un discorso in lode della Follia, mentre non è mancato chi con lodi elaborate ed acconce, e con grande spreco di olio e di sonno, ha tessuto l'elogio di Busiride, di Falaride, della febbre quartana, delle mosche, della calvizie, e di altri flagelli del genere.

lunedì 28 luglio 2008

CAPITOLO MILANO: THE END.

1
Eccomi qua. Per i pochi affezionati che ogni tanto mi leggono, perdonate la mia assenza.
Ultima settimana in terra milanese: giovedì ultimo giorno in ufficio, giovedì ultima sera al Jazz, giovedì ultima notte nel mio tatami... Si chiude un capitolo, si chiude la mia prima esperienza di vita e di lavoro in una città che era (ed è ancora in parte) tutta da scoprire. Ed è stata sicuramente una grande scoperta: ho conosciuto lati del mio carattere che non conoscevo, sono cresciuta e ora mi sento consciamente pronta per l'esperienza tanto sognata e che segnerà un altro capitolo, più spesso e corposo, del mio diario di vita. E non vedo l'ora di cominciare a scrivere quel capitolo! Direttamente da San Francisco.
Se dovessi fare un resoconto di quest'anno a Milano potrei iniziare dicendo di aver conosciuto persone veramente speciali, persone vere che sono certa rimarranno nel mio cuore se anche loro lo desiderano veramente. Ne ho avuto la dimostrazione giovedì scorso a cena: seduti tutti allo stesso tavolo, sono bastati a rendere speciale la serata pochi sguardi, piccoli gesti o parole, piccoli pensieri, profumate parole scritte col cuore su di un bigliettino o su di un libro... Un buon bicchiere di vino, del buon cibo e soprattutto tanti bei sorrisi. Pochi segni, ma per me molto significativi. Che porterò in America e nel mio cuore.
Sarà difficile dire "addio" a moltissime cose: ai miei colleghi in primis, al mio lavoro, ai miei coinquilini, alla mia casa, al mio tatami, al mio caffè in cialda, agli scleri del mio capo, agli aperitivi milanesi, ai tram, alle panchine di Parco Sempione, agli istruttori in palestra, a "minchia Johnny", al frigo che perde acqua, ai brasileiri.... Potrei continuare per ore... Si, mi mancherà terribilmente tutto questo. Si sa, lasciare la routine non è mai troppo facile, anche se spesso ci si lamenta. I misteri della vita...
Un altro merito a Milano va sicuramente dato: vivere in una grande città, mi ha fatto apprezzare molto di più le montagne e i prati dove ho vissuto e corso per 22 anni. Apprezzo di più l'aria e il profumo del fieno (anche se sono allergica), apprezzo di più il dialetto e le sagre di paese che prima reputavo un covo di ubriaconi, apprezzo di più le accuratezze della mamma Flavia e i sapori che cucina. E' come se lì il tempo si fosse fermato, è come se con la bacchetta magica qualcuno avesse espresso il desiderio di far rimanere tutto com'è. Ma è bello anche avere queste certezze e rassicurazioni nella vita, che alcune cose, alcune persone e alcuni luoghi non cambiano mai!
Quindi da Milano sarà l'ultima volta che scrivo, almeno credo... Sicuramente non mancherò di raccontavi le mie vacanze di agosto a Panarea... Ma poi i miei post saranno direttamente targati "made in U.S.A."!!!! E avranno un altro sapore, ve lo assicuro.

mercoledì 9 luglio 2008

UNA CONFIDENZA RILASSATA

1
Era più di un anno fa, marzo 2007 per la precisione. Una chiamata un po' inattesa, oggetto: un colloquio di lavoro. Mollo l'università e corro all'indirizzo che mi era stato comunicato senza pensarci due volte. L'agenzia di pubblicità... Questo mondo sconosciuto che affascina così tanto noi sventurati universitari pronti a imbatterci nell'immenso della comunicazione... Anche se per primi dovremmo imparare a comunicare noi stessi forse... Ma non divaghiamo.
Bene, arrivo in quest'agenzia. Entro. Talmente tanto bianco che sembra di entrare in una nuvola. Tutto sempre più affascinante. E poi lui, il signor art director, di bianco vestiva. Pensai "Morgan Freeman in 'Una settimana da Dio'" o forse "un angelo custode". Non era nero e neppure aveva le ali, però... Un primo incontro, lui mi regala un suo libro con dedica: "A Laura, piano piano...". Più che un colloquio di lavoro, una chiaccherata, tant'è che esco più confusa di prima. Che personaggio strano: mi offre il chinotto, mi chiede della mia vita, mi chiede se amo scrivere, gli parlo di me e che sottolineo il fatto che sto cercando uno stage. Ma tutto senza trarre una conclusione lavorativa.
Passa un po' di tempo... un secondo incontro. Un secondo libro, "A Laura, con dolcezza". Scopro chi è la protagonista e poi scopro, leggendo il libro, che mi somiglia molto, così come mi era stato detto da lui. Segue una proposta azzardata: saresti in grado di parlare davanti a 100-200 studenti della tua ipotetica esperienza in agenzia? Io? Proprio io? Perchè io? Si fida di me? Perchè si fida di me? Non ho esperienza, non ne sono in grado, la mia autostima è un ramo secco calpestato dal vento in quel periodo, data anche la mia ultima delusione amorosa. No, non sono io la persona che sta cercando. E poi, la "pazzia". Alcune foto di modelle sulla sua scrivania e un mio desiderio espresso con l'innocenza sul volto "indossare un vestito da sera, un vestito firmato, sarebbe davvero il mio sogno"... Il mio corpo non ne ha mai assaporato l'emozione. Il desiderio di Cenerentola diventa realtà: il mio angelo mi invita a casa sua, bianca naturalmente, in ogni suo minimo particolare, mi offre acqua con le palline e provo un vestito dello zio Giorgio. Mi sta perfetto, quasi non mi riconosco guardandomi allo specchio. Lo ricordo come se fosse ieri quel giorno. Tutto così surreale e immaginifico. Ero una bambola in balia di un angelo che mi aggiustava il vestito con cura e dedizione. Solo per il gusto di farlo. Un messaggio memorizzato nella mia SIM per ricordare questa magica comparsa nella mia vita "Credo tu sia forte, ma ti pensi debole. Noi siamo quello che la nostra mente pensa." E poi?
E poi un saluto e un arrivederci. A quando? A mai più, pensai. Un incontro fulmineo, di quelli che restano, anche se non si conosce bene il perchè. E poi la più grande sorpresa mai aspettata, un mesetto fa. Un sms che diceva più o meno così: "scorrevo la rubrica del telefono ed ti ho pensata. come stai?". "E come fa a ricordarsi di me?" Fu il mio primo pensiero. Dopo più di anno. Seguono una serie di sms e poi un "ci rivediamo". Why not? Fino ad arrivare a ieri sera.
La cosa più assurda è che conoscendomi, avrei dovuto essere agitata, magari un po' ansiosa di cosa potevo dirgli, di come potevo essere ai suoi occhi, di come dovevo comportarmi, di sue eventuali aspettative. E invece niente di tutto questo. Ero io, la vera Laura, naturale e a mio agio come non mai. Tutto come se la persona che andavo a incontrare da lì a poco la conoscessi da anni. Ed in effetti si... l'ho comunque conosciuta più di anno fa!
Location da sogno: Bulgari Hotel. Ecco, forse il mio unico pensiero in tutta la serata è stato: "sembrerò una bambina incantata da tutto questo splendore, forse un po' igenuotta, quando invece per lui tutto questo è routine, è quotidianità, ci viene tutti i giorni a pranzo...". Ma in effetti non m'importava molto, volevo godermi la serata attimo per attimo.
Ci sediamo. Tavola "minimalista": tovaglia beige, piatti marroni che accompagnavano il colore del chinotto, sorseggiato con delicatezza. Ero spontanea, ero me stessa, e questo mi piaceva un bel po'. Cena fantastica a base di pesce: tartare di tonno e branzino al forno. Tutto ottimo, come le parole dette a quel tavolo e imprigionate ora nella mia mente. Una confidenza rilassata come poche volte sono riuscita ad esprimere. E poi delle caramelline gommose ad esprimere la sua dolcezza e il colore della serata, come ricordo.
Potrà sembrarvi esagerata, ma credo che certi incontri restano nel cuore. Non saprei spiegarvi bene il motivo, forse sarà la loquacità, la semplicità, la creatività, la bontà che lo contraddistingue, il trovare del tempo tra i suoi impegni lavorativi e personali anche per una semplice e umile persona come me. "Mi trovi cambiata, a distanza di un anno?" "Si, ti trovo più fiduciosa, più sicura di te stessa". Mai complimento fu più azzeccato. Risposta esatta signor angelo senza ali.
E poi un arrivederci, questa volta non a mai più, ma a presto. Un bacio in fronte per concludere, quasi a suggellare il fascino dell'incontro.

martedì 1 luglio 2008

MEGA GRIGLIATONA CASA BIONDA

1
Tutto come ogni anno: temperatura ideale, l'aria fresca e pulita, il verde intorno, il solito tavolo davanti casa dove da piccola giocavo a pentolini.
Mia mamma che prepara la tavola, con la solita preoccupazione che l'insalata e i pomodori magari non bastano (ma tanto ce ne sono ancora da condire!). Mio papà, il maestro della griglia: costine, salsiccia, pollo, bistecchine di capriolo... Non c'è carne che tenga, mi spiace dirvelo ma come la cuoce mio papà non la cuoce nessuno. Mia zia con le solite verdure di contorno (cascioll raccolte in mattinata e cipolle in agrodolce). La mia dolce nonnina che porta le sedie che mancano. I miei cugini di Padova, che attendono l'estate e le vacanze a Crodo per gustarsi questa fantastica grigliata condita con una temperatura di montagna. Infine i miei tre cuginetti di 5, 6 e 8 anni a riempire la tavolata di sorrisi e ingenuità (buon appetito, piatto pulito!). Non potevano mancare all'appello il signor Grignolino, il signor Lambrusco e i signori dolci del Meneghello! Tutto perfetto, come ogni anno, tutto perfetto. Il "freschino" che arriva dopo un paio d'ore che siamo seduti a tavola, e allora su in casa a prendere la felpa... Il vino che dopo 3-4 biccheri inizia a farsi sentire... Il caffè della moka, unico e inimitabile. In una sola parola: armonia, fantastica armonia intorno a quel tavolo.
Ma quanto ho mangiato??? E bevuto??? Questi sono momenti unici signori miei, momenti che pur nella loro semplicità mi fanno rendere conto delle persone splendide che mi sono vicine ogni giorno, ogni istante. E anche dell'ottimo cibo che ho la fortuna di mangiare! Grazie, grazie per la splendida famiglia che ho la fortuna di avere.
Ma una cosa manca, e come no!... Mia sorella. Quella ciolla di mia sorella! Ti ho pensata tanto amore. Eri lì con me comunque, ti sentivo. Ti sento ogni giorno qua con me, anche se il desiderio di riabbracciarti è ogni istante più forte. Bè... Spero almeno di averti fatto un po' d'invidia! Ah ah!