sabato 21 novembre 2009

IT'S TIME TO GO BACK...

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Gli ultimi due mesi in terra australiana trascorrono viaggiando e scoprendo altre nuove meraviglie di questa terra infinita.
Prenoto un tour da Broome a Darwin di 9 giorni lungo il parco nazionale del Kimberley, il più esteso di tutto il continente. Mi si presenta uno scenario del tutto differente: dimenticatevi l’oceano azzurro e infinito, dimenticatevi spiagge bianchissime e baie da cartolina. Di fronte a me una vegetazione tropicale, palme altissime e enormi foglie verdi mi circondano, cascate ed enormi pozze di acqua dolce, coccodrilli che si rilassano sulla riva del fiume, sorgenti di acqua calda e altri meravigliosi scherzi della natura che grazie a Dio da queste parti è rimasta incontaminata. 9 giorni dormendo per terra sotto le stelle, ringraziando la vita per regalarmi questi indimenticabili momenti.
Da Darwin prendo un volo per Brisbane. La temperatura nella capitale del Northern Territory è soffocante: è l’inizio della cosiddetta Wet Season (la stagione delle piogge), c’è un’umidità altissima e anche la sera la temperatura supera i 35 gradi centigradi. Se fa così caldo adesso non oso immaginare come sarà nel bel mezzo di questa stagione!
Arrivata a Brisbane decido di andare a visitare Fraser Island, la più grande isola di sabbia del mondo. Lo scenario è spettacolare, si guida direttamente sulla spiaggia con un oceano di un blu intenso che ti scorre a fianco. Dingo e balene fanno da contorno in questi 3 giorni di permanenza sull’isola. Una visitina ad un lago chiamato Mc Kenzie, con un acqua talmente limpida che fa invidia a quella dell’oceano: sembra tutto fuorchè un lago! Credo di aver visto poche volte un’acqua così cristallina.
Aimè il tempo stringe, è tempo di avvicinarsi verso Sydney, dove si chiuderà il cerchio.
On the way down, mi fermo a Yamba, un paesino poco più a sud di Byron Bay. Forse la mia coerenza non è al 100% in questo momento, ma decido di fermarmi in questo posto per passare un po’ di tempo con Alex, il ragazzo che avevo conosciuto nella pearl farm. Dopotutto ho passato con lui questi ultimi due mesi e mezzo, è la persona con cui ho stretto il rapporto più sincero e più vero in tutto quest’anno, è una persona importante che ha fatto parte del mio viaggio di vita chiamato Australia e che per nessuna ragione potrò mai dimenticare.
Ho avuto così modo di confermare le idee che mi ero fatta in tutti questi mesi sugli australiani. Sono stata ospite di Alex e di sua zia Ming, sono stata ospite anche di loro amici e vivendo nelle loro case non mi sono mai sentita una straniera, ma, al contrario, mi sentivo perfettamente a mio agio, come a casa, mi hanno sempre trattato come una di loro. Ospitalità, gentilezza e cordialità sono caratteristiche innate per questo popolo. (hanno anche numerosi difetti, non pensate! Ma non è questa la sede, magari in un altro post).
Le ultime due settimane in Down Under trascorrono a Sydney, dove si chiude il cerchio. Adoro questa città, forse un po’ caotica e turistica, ma piena di magica atmosfera che mi cattura e mi fa stare ore seduta a guardare l’Opera House, senza avvertire la sensazione di sprecare o perdere tempo. Mi inebrio di felicità, se non fosse per il pensiero che i giorni trascorrono in fretta e si avvicina il fatidico 10 novembre.
E così mi ritrovo all’aeroporto, con le lacrime che non smettono di scendere dalle mie guancie e con una sensazione di egoismo che mi pervade… Dovrei essere felice all’idea di andare a casa, rivedere la mia famiglia e i miei amici, e invece non è proprio così… Forse lo è in parte, ma mi ritrovo a piangere ininterrottamente e con un’infinita tristezza nel mio spirito, con l’altra parte di me che non vuole salire su quel maledetto aereo. Ecco come mi sento, un susseguirsi di strane emozioni e sensazioni che mi sta facendo impazzire. Non potrò mai dimenticare nemmeno un giorno di questo anno. Un ultimo saluto a Sydney e all’Opera House dall’aereo che mi sta portando via, ma con una promessa nel mio cuore: “Ci rivedremo presto!”


Un anno in Australia, lontani dalla routine e da tutto ciò che hai costruito in una vita. Un anno ricco di emozioni, di ricordi indelebili e di sorrisi sinceri. L’anno più vissuto della mia vita. Un anno che mi ha regalato una nuova Laura, che forse mi ha fatto conoscere la vera Laura.

Una Laura che ha avuto sempre un po’ paura e che ora si sente la più coraggiosa del mondo.
Una Laura che non ha mai avuto grande stima di se stessa e che ora è molto più sicura e consapevole delle sue qualità.
Una Laura che una volta si lamentava spesso e che ora ha capito che non serve niente per essere felici, solamente la voglia di vivere con un sorriso sulle labbra.
Una Laura che non conosceva il concetto di multiculturalità e che ora non vede alcuna differenza tra le persone.
Una Laura un tempo un po’ timorosa e che ora ha sete di nuove sfide.
Una Laura che prima equiparava la parola vivere con la parola esistere e che ora ha capito la netta distinzione tra le due cose.
Una Laura che non era così sicura del detto “volere è potere” e che ora sa che basta desiderare veramente e profondamente qualcosa per ottenerlo.
Una Laura che vedeva nella diversità linguistica e culturale una grossa barriera nella comunicazione interpersonale e che ora ha capito che è solamente l’ignoranza a farci credere certe cose.
Una Laura che non aveva appreso appieno il dono della vita e che ora si sente la più fortunata del mondo.

Credo che potrei continuare per ore. Ogni giorno una nuova scoperta ed è per questo che la sete di viaggiare e di conoscere è viva dentro di me, e non credo di poterla soffocare proprio ora che ho scoperto cos’è.
Grazie Australia, grazie per avermi fatto fermare e riflettere, grazie per avermi istruita alla vera voglia di vivere e per avermi insegnato cose che non ho e non avrei mai potuto imparare vivendo come una macchina nella società di oggi. Grazie per avermi fatto capire che la felicità è dentro ognuno di noi, e basta veramente poco per accorgersene. Farò tesoro di tutto quello che mi hai insegnato, portandolo nel mio cuore per tutto il resto della mia vita.